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de’ latini1, che, parlando di antichissime famiglie e di greci costumi, chiama Oreste fratello d’Ermione, figli l’uno di Agamennone, l’altra di Menelao:

Quid? quod avus nobis idem Pelopeius Atreus?
     Et si non esses vir mihi, frater eras.

Così parimenti chiamavansi fratelli Berenice di Aga ed Evergete di Filadelfo, quantunque nati da due fratelli uterini.

VI. Fu l’età di Berenice splendida per trionfi e per le muse, a principio invitate da Tolomeo Lago, ed onorate poi da Filadelfo. Que’ letterati aveano protratta la vita ad una gloriosa vecchiezza, sino a godere delle liberalità di Evergete, o gli lasciarono illustri discepoli. Scrisse questo re i suoi commentari2 né so come sieno sfuggiti a Gherardo Vossio ed a’ letterali che fecero il supplemento all’opera De Historicis Graecis. Arricchì la biblioteca fondata dall’avo, per consiglio di Demetrio Falereo, filosofo e principe3. Con munificenza degna del nome suo di liberale,

  1. Ovidio, in Ermione, verso 27.
  2. Ateneo, lib. xiii, ove cita il lib. iii di questi Commentari.
  3. Laerzio, in Demetrio Falereo.