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fretta; ed ora vo correggendo gli ultimi foglj di stampa malato d’occhi e di cuore. E tutto questo mese d’ottobre non ho avuto libri a mia voglia; perciocché questi bibliotecarj ambrosiani e nazionali fanno feste e villeggiature più che non si conviene ad uomini letterati ed ajutatori di letterati. Ma sia così. Eccoti, o per dritto o per torto, il libro scritto e stampato, e molti errori col libro. Anzi di parecchi mi sono avveduto; ma né li mostro né li correggo, per lasciare agli eruditi la gloria di arguta dottrina e la voluttà di dottissime villanie. Sorriderà l’anima dell’amico mio, se degnerà d’uscire della sua quiete per queste mortali commedie. Per me ho in animo di seguire a combattere nella stessa maniera, usando delle stesse armi degli uomini dotti. Onde preparerò l’edizione di una profezia antichissima della Sibilla Etrusca, di cui i monaci di s. Dionisio trovarono la versione greca. La profezia mi darà opportunità di arcana erudizione, poiché la si aggira tutta sulle stringhe slacciate di un pajo di brache, su! feudo della Vipera, sulle setole di Anteo e sulle Sirene incantate da Ulisse perch’ei gettò nel mare i proprj genitali..

— O pater, et rex
Juppiter, ut pereat positum rubigine telum,
Nec quisquam noceat cupido mihi pacis! At ille
Qui me commorit, melius non tangere! clamo,
Flebit et insignis tota cantabitur urbe.

Ma per adesso queste cose siano per non dette. E’ potrebbe anche darsi che questo libercolo non riuscisse discaro ad alcun erudito; cui, appunto per questa speranza, lascio il campo di ordinare l’indice delle cose notabili, l’indice degli autori citati, e di fare stampare in mio e suo onore parecchi sonetti ed epigrammi greci, latini, francesi, inglesi, arabi, caldei, ebrei, et reliqua,