i quel comento del ’libro di Ruth: ma i manoscritti erano stati bruciati dall’autore prima dell’ora della morte, tutti . . . né a torto forse: son pur indiscreti, per troppa amicizia, gli editori delle opere postume. Ad ogni modo io dovea vendicare l’amico mio, l’amico mio che non poteva rispondere più; e ho dato mano a questo comento, imitando quello che avea fatto ὀ μακαρίτης. Il cielo ed io soli sappiamo quanto ho dovuto durare per proseguire nel mio proposito; e più ancora per proseguire fingendo di fare davvero. E mi pare d’avere scritto tale quale avrebbe scritto un solenne pedante o grecista o bibliotecario: ch’ei son, poco più poco meno, lo stesso cervello in diversi petti. — Sia qui detto per incidenza: han sì pieno il cranio di alfabeti e di citazioni che il cervello fugge e va a stanziare ove dovrebb’esservi il cuore... dov’ei sia, né io né tu, lettore, né essi lo sanno. — Insomma spero di avere seguite tutte le loro leggi, perch’ei, quand’io riderò de’ lor libri, non gridino più; fate altrettanto: e lo han pur gridato quelle anime di cimici! Ho tentato il loro stile; se non che ad ora ad ora il mio è men freddo: ma questa è colpa (pur troppo!) più della natura che mia. Per potere vantare con essi Ne integrum quidem mensem tribus poetis recensendis impendi, e sì fatte glorie, io in quattro mesi ho pensato, scritto e stampato questo libercolo; e di ciò mi sieno testimonio tutti i letterati di Milano, amici e nemici. Ho citato a tutto potere, sebbene io mi sia uomo, come ognun sa, di scarsa lettura e di pochissimi libri: altra fonte di gloria per gli eruditi, i quali scrivono or malati or senza libri. Però madamigella Anna Le-Fevre
dice nel comento di Callimaco: Libri mei me non comitantur in urbe. Ma, poiché qui la fo da erudito, sappi, lettore, ch’io ho scritto e stampato in