Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
197 |
Giungesse, e lei nel tuo tempio locavi
Al tuo culto Compagna, onde a’ mortali
Tutti propizia, amor facili spira,
Miti cure concede a chi la prega.
Così, si associò Berenice a Venere, e fu ajutatrice della passione universale dell’uomo. Che se non si fossero perduti gli inni di Teocrito, avremmo più notizie di questo culto dal poemetto ch’ei scrisse sopra la prima Berenice, perché dalle reliquie, che ne restano, appare non essersi la divozione verso il nuovo nume ristretta negli amanti; ma, perché gl’infelici mortali han d’uopo di speranze fuori di questo mondo e di Numi nuovi e diversi (ché gli antichi per lo più li deludono), ella era invocata da’ pescatori e da’ naviganti (Teocr. frammenti). Questa necessità di Numi moltiplicò le apoteosi de’ propugnatori e maestri del cristianesimo, e ben vide chi li santificò; ma, se i sacerdoti possono santificare, i soli principi possono far adorare i santi. Però né culto, né templi ebbe Platone, sebbene cognominato divino e reputato semideo (Agostino de civit. Dei, cap. xv), ed appena i filosofi convenivano per cenare in onore di questo sapiente (Euseb., de praeparat., lib. x, cap. i, ex Porphyrii libro de studioso auditu). Or è da badare come in un tempo cotanto illustre per la filosofia e le arti belle siesi il culto di Berenice propagato in Egitto ed in tutte le province de’ Tolomei. Fu insinuato per mezzo di splendide solennità, sì care a’ popoli e sì necessarie a’ governi. Una delle quali eran le feste e le processioni chiamate Adonie. Teocrito, fest. Adon., verso 106:
O Cipria Dionea, tu Berenice,
Siccome è grido, dal mortale ceto
Festi immortale; perocché nel petto
Stillasti ambrosia della donna bella,