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e de’ discendenti di lui. Or questa regale famiglia ha d’uopo di collegarsi col cielo per dominare le braccia degli uomini, dominandone il cuore. Con questa ragione si spiega la moltiplicità de’ Numi, e dove si potessero ritrovare tutte le epoche de’ cangiamenti politici del mondo, si troverebbero nuove apoteosi. Seguirò solo le più solenni. Gli Etiopi i quali per un’antica tradizione tennero (Plinio, libro vi, cap. 29) gran parte del mondo, tramandarono Mennone; gli Egizj Sesostri; gli Assirj Belo e Semiramide (Bianchini, Stor. univers., deca iii, cap. 21); i Greci Alessandro; i Romani Cesare. De’ secoli posteriori non parlo: chi di queste cose vede il midollo, può, senza più, arrivare alle mie applicazioni; e chi non lo vede, perderebbe meco tempo e fatica. Del perché Alessandro e Cesare non sieno a noi giunti come numi, si può assegnare tre ragioni: 1° La copia delle storie che non concesse alla ignoranza del volgo di pascersi delle incerte meraviglie dell’antichità; 2° i loro successori nemici fra loro e di diverse famiglie; 3° le religioni armate che sottentrarono alla gentile, come la cristiana a’ tempi di Costantino, e la musulmana dopo le conquiste di Maometto.

Mi fermerò sulle apoteosi delle tre prime regine di Egitto, delle quali ho parlato nel discorso ii. Ognun sa quanto Alessandro affettasse divinità, sino a farsi credere figliuolo di Giove, ed a farsi salutare dal sacerdote indiano con questo nome. Molte medaglie con le corna, che passano sotto il nome di Lisimaco, sono da qualche erudito credute di Alessandro, appunto per quel simbolo di Giove Ammone; e chi volesse vedere i simboli e le effigie del sovrano guerriero, ricorra al libro di Erasmus Froeslich (Annales compendiarii Syriae: Numismatum, tav. i, Vienna 1744). Plutarco, raccontando queste origini divine