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non l’istmo che univa il monte al lato orientale della Macedonia, e dove il Sofiano segna la città di Acanto. Tucidide ed Erodoto (loc. cit.) pongono Sana città su l’istmo, e la fossa tra Sana e le città dell’Athos: chi vorrà dunque supporre che sia stato tagliato il monte, anziché l’istmo? Ma Erodoto stesso non dice: ὀρύσσειν ἐκέλευε διώρυχα τῇ θαλάσσῃ: comandò che si scavasse la fossa al mare? Anzi l’interprete latino (ediz. Vesseling) traduce, jussit isthmum intercidi. Né Serse avea d’uopo se non di quell’apertura, onde sfuggire di costeggiare tutto l’Athos. I persiani avean tre anni addietro perduta intorno all’Athos un’armata navale (Erod. loc. cit., Eliano, hist. var., i, 15). Essendo l’Athos prominente sul mare ed orrido di rocce e di scogli, riusciva pericolosa la navigazione in quei tempi, quando tutta stava nel costeggiare. Gettando per la sua altezza e per li due golfi da’ quali è bagnato venti repentini, concitava l’Egeo, che portava le navi a rompere sulle radici del monte. Serse nell’anno i dell’olimpiade lxxv, fatto cauto dal primo naufragio, aprì la fossa di cui non appajono più vestigi. Ma non per questo sono bugiardi gli storici. L’istmo tagliato non era più lungo di dodici stadi (Erod., lib. vii, 22). Lo scavo era appena sì largo, che potessero passare due triremi, remigando del pari (ibid.). La fossa né potea livellarsi a’ fondi del mare, né i persiani ne abbisognavano; e bastavano otto o dieci piedi al più, poiché tanto incirca pescavan le antiche triremi.
Ora in assai luoghi e tuttodì nelle paludi di Venezia si vede che il mare, retrocedendo, lascia banchi di arene ed isolette. Atene oggi sei miglia lontana dalla marina, è pur quella stessa Atene (e lo confermano le sue antiche reliquie) sì vicina al Pireo. Il mare usurpando nuovi regni cede gli antichi; perocché anch’egli obbedisce