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gramatico, chiosa anch’egli: De hac sive historia sive fabula etc.; e, dove ei ci annoja con le sue dissertazioni sull’abbicì, di tanto fatto non degna di scrivere una parola. Fra gli antichi unico, ch’io mi sappia, è Giovenale, a cui sembra che lo scavo dell’Athos sia uno degli argomenti contro la fede della storia greca. Sat. x, v. 173.
— Creditiir olim
Velificatus Athos, et quidquid Graecia mendax
Audet in historia, e seg.
.
L’esame di questo fatto restituirà, spero, la fede dovuta a Tucidide.
Omero (Iliad. xiv, 229) e dopo lui Strabone (lib. i, poco dopo il principio), Mela (loc. cit.) e Stefano, chiamano Tracio il monte Athos, perché non era disgiunto dalla Tracia se non dal golfo Strimonio. Più ragionevolmente Plinio (lib. iv, 10) e Tolomeo, seguiti da’ moderni, lo ascrivono alla Macedonia, perché, sebbene le sia disgiunto a mezzogiorno dal golfo Singitico, tocca il suo continente per mezzo di una lingua di terra, che si prolunga dall’occidente del monte all’oriente della Macedonia. L’Athos era dunque una penisola, e tale è descritto nella Grecia antica tratta dal Sofiano (Tesoro gronoviano delle antichità greche, vol. iv): né diverso è l’Athos di cui parlano i viaggiatori recenti (Sonini, voyage en Turquie, ii, cap. 3S). Ov’è dunque la fossa operata da Serse per le sue navi? Il Belonio non la vide; e, se il monte fu sempre come è, Erodoto, Tucidide e Callimaco spacciarono a’ posteri favole. Ma poteano spacciarle a’ contemporanei? Sappiamo da Strabone (Excerpta, lib. vii) e da Plinio (lib. iv, 10; lib. vii, 2) che l’Athos era abitato per cinque grossi borghi. Per lo scavo di Serse i borghi divennero isola (Erod., vii, 22). Dunque i persiani non possono avere scavato se