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sul capo, associando al culto della Luna la famiglia dei principi; del che si parlerà nella Considerazione ix. Tralascio gli altri culti di Diana presso gli Assirj, poiché discesero a noi da un’età men lontana di questa.
Rispetto agli Egizj, la loro Iside è rappresentata or con le corna, or con la luna crescente, or con grandi mammelle, or col Sole e con la Luna sul petto; e s’è dimostrato dal Pluch ( Histoire du Ciel, tom. ii) ch’ella è l’Artemide de’ Greci e la Diana de’ Latini; il Dio insomma rappresentante la Natura. E, poiché Diana fu adorata nei luchi alla scoperta, come sopra è detto, però le viene ne’ marmi il nome di dea nemorensis, del cui tempio parlano Strabone (lib. v) e Filostrato (nella Vita di Apollonio ); e Seneca, per tacere di Virgilio e di Orazio, la chiama ( Ippolito, verso 406) regina Nemorum; così io credo che i Luchi proibiti nel Deuteronomio (xvi, 21), nell’Esodo (xxxiv, 13) e ne’ libri de’ Regi (ii, xxi, 3) fossero d’Iside o Diana. Ma per mostrare come gli Ebrei, antichissimo popolo, non abbiano traslata ne’ paesi invasi questa religione di cui pur s’erano imbevuti in Egitto, non abuserò di aiuti soprannaturali, poiché l’umana ragione ci guida bastantemente. Volle Mosè di tanti schiavi, razza di stranieri rifuggiti per fame in Egitto e domiciliatisi poi per l’abbondanza, fare un popolo. Né di schiavi si fa popolo senza mutar loro quella seconda natura, creata dal lungo costume negli uomini. Ond’ei si giovò delle reliquie dell’avita religione, e scrisse la Genesi per insuperbire gli ebrei dell’antica gloria e della schiatta celeste. E per costituire un popolo feroce ed intollerante rappresentò un Iddio sterminatore e feroce, perché la religione è l’immagine de’ costumi e dell’indole d’ogni nazione. Ove l’ebrea religione fosse stata tollerante non avrebbero essi potuto con tanta ferocia derubare ed uccidere gli