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nel sacrificio di Ifigenia. Spiaceva (come succede in tutte le leghe) a’ più de’ re greci che il capitanato stesse in mano di Agamennone; e, poiché surse tempesta in Aulide ov’era l’armata, Calcante profeta e primate fra’ greci, congiurando con gli altri, affermò adirata la diva per una cerva ferita da Agamennone, né potersi propiziare la navigazione senza il sangue degli Atridi. Achille potentissimo dovea sposare Ifigenia, e si temeva non la parentela de’ due prepossenti regi riuscisse dannosa agli alleati; e sarebbesi rotta ove la vergine fosse immolata. Che se Agamennone per paterna pietà ricusava, l’impero sarebbe caduto in altre mani. Vinse l’ambizione; e la morte d’Ifigenia fu poi perenne sorgente dell’Ira Fatale fra gli Atridi ed Achille. Così a Diana venne il nome di Scitica; e fu sempre temuta come nume compiacentesi di umano sangue. Servono i principi ai tempi, ed i sacerdoti a’ principi. La necessità di un iddio terribile fe’ trasferire in molte repubbliche il nume Scitico. Cangiati i tempi, si cangiarono i sacrifici; e Licurgo compensò le umane vittime con i flagelli (Pausan. in Atticis). Numa intento ad incivilire i romani razza di masnadieri ricusò anch’egli l’umano sangue alla Dea che si dice trasportata in Italia da Oreste (Ovid. metam. xv, 481 e sg.; Lil. Giraldi, Syntag. xii). Ma,per adonestare presso a’ popoli ancor feroci questi miti sacrificj si favoleggiò la cerva sacrificata sotto sembianze della vergine Ifigenia; e, per mantenere il terrore, fu il simolacro tenuto ne’ luchi, ed appagato di molte vittime: Virg. Eneid. vii, 763.

           — Egeriae lucis, Hymettia circum
          litora, pinguis ubi et placabilis ara Dianae.

E per lungo ordine i sacerdoti si successero in Roma tutti barbari di nazione; disfidati da altro sacerdote doveano combattere ed il sacerdozio rimaneva al vincitore.