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morto l’anno dcciii, tre anni prima di Catullo. Ortalo per Ortensio vedilo in Cicerone, epist. 25 ad Attico, lib. ii. — Dal carme cxiv appare che Catullo vigilasse sempre sopra Callimaco, il quale al discorso iv, num. 6 s’è mostrato maestro di molti poeti di quell’età. Dicesi chiamato Battiade, pel fondatore di Cirene, Aristotele Batto, di cui puoi vedere nell’oda splendida di Pindaro (Pitica iv), la quale trovo senza pari in tutta la lirica sublime, e solo felicemente la siegue l’oda inglese (il Bardo) di Giovanni Gray, esemplare anche questo di lirica, in gran parte imitato nell’atto v della Maria Stuarda dall’Alfieri, ove Lamorre va profetando. Inesattamente congettura il Volpi che Callimaco si chiami Battiade pel nome di alcuno degli avi suoi. Per me trovo probabile la derivazione da Batto, padre di Callimaco, nominato da Suida, illustre per armi; e di cui il figliuolo lasciò scritto (epigram. xxvii): praefuit armis patriae:

                    ...Ὁ μέν ποτε πατρίδος ὅπλων
               Ἤρξεν.

— Cirene è città libica, fondata da una colonia di lacedemoni nell’olimpiade xli. Fiorì per molti ingegni: Aristippo filosofo cortigiano, fondatore della setta cirenaica, che tutto riponeva il sommo bene nella voluttà; Eratostene poeta, astronomo e filosofo eminente; e Carneade principe degli accademici, sono i più illustri. Il regno di Cirene era celebrato per feracità di pecore; e molto più pe’ suoi fiori. Teofrasto lib. vi, cap. 6: Odoratissimae quae apud Cyrenas rosae; unde etiam unguentum rosaceum illis suavissimum: violarum etiam et reliquorum florum odor ibi eximius ac divinus; maxime autem croci.