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note. Verso 94. 147


loci sensus: cum coma velit repetere caput reginae, mandat Orioni, Astro fulgentissimo, ut pro se lucere velit. Quid opus est, inquit coma, ut astra duplicia sint cum aliud vicariam operam possit praestare? Fulgeret igitur Oarion pro me, Orlon qui Hydrochoo proximus est.» Ma dovea pur sapere la Sibilla che l’Acquario ed Orione non sono sì prossimi, e nel caso che la sua esposizione fosse probabile ella dovea adottare la lezione Proximus Arcturos fulgeat Erigone, perchè Arturo è diffatti vicino alla Vergine la quale da molti e da Virgilio chiamasi Erigone: Georg. i. 33.

     Qua locus Erigonem Inter Chelasque sequentis.

Più esatto fu il giovine Dousa, il quale cent’anni prima di Madama dava la medesima interpretazione; ma trovò perciò necessario di scrivere Eridano proximus Oarion; ricavando da Arato la vicinanza di queste due costellazioni. Quei che sosteneano la lezione del Mariullo non hanno osservato il migliore argomento della loro difesa. Fra la Vergine ed Arturo vi è la costellazione Berenicea. Se dunque la chioma ritornava alla regina, Arturo avrebbe scintillato più vicino ad Erigone, perchè le stelle di Berenice non si sarebbono interposte. Ma né questa lezione ho adottata; e la difendo soltanto, perchè il concetto come è nel nostro testo, non ha greca fragranza. Deh facciasi ch’io torni regia chioma! Dovesse anche Orione splendere prossimo ad Idrocoo. Orione e l’Acquario sono due costellazioni non vicine, l’una piovifera, l’altra tempestosa; onde la chioma torrebbe d’essere ridata alla regina a costo anche che gli astri più procellosi si cougiungessero per turbare l’armonia celeste, e per sovvertire il mondo. Questa è l’esposizione universale; nè alcun’altra