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e covatolo, nacquero i Dioscuri ed Elena. Igino e Pausania raccontano la stessa favola la quale ha sembianza di poca antichità, perchè Omero dà la fecondità de’ due fratelli e di Elena al Cigno divino ed a Leda; e venne la nuova tradizione, al mio parere, covata dalla gelosia degli Ateniesi contro a’ Spartani. Fu detta anche Nemesi Opi, nome dato a Diana ed a tutti gli Dei ajutatori, e teologicamente Opi era presa per la Providenza. Nè può persuadermi dell’antichità del culto di questa Dea quell’inno a Nemesi apposto ad Orfeo. Ognun sa quanto sono sospetti e l’autore e la età di quelle poesie. Un altro inno greco a Nemesi, assai poco noto, si trova stampato nel dialogo di Vincenzo Galilei sopra la musica antica e moderna, Fiorenza fol. 1581. È anche stampato dopo le poesie di Arato, Oxford 1672, con alcuni scolj di Chilmead. Le due edizioni sono tratte da due differenti mss. e quella d’Inghilterra fu trovata fra le carte dell’Usserio in Irlanda con le note dell’antica musica, e pare che il canto fosse sul modo Lidio. Sono venti versi jambi; e le sentenze non differiscono gran fatto dagli inni d’Orfeo e d’Onomacrito. Si attribuisce a Mesdomo da Giovanni di Filadelfia scrittore dell’età di Giustiniano: il mss. dell’Usserio lo attribuisce ad un poeta Dionigi. Ma possono essere anche due autori, e più anche, di sì fatti inni. Sappiamo da Ammiano Marcellino che i romani accingendosi alla battaglia sacrificavano a Nemesi, forse per la tradizione della rotta de’ Persiani. Nel iv libro delle leggi Platone dice che la Dea Nemesi aveva una particolare ispezione sulle offese fatte dai figli ai padri.

Virgo. I greci e i latini chiamano spesso vergini le donne maritate di fresco. Gamelie vergini sono Venere,