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(Pace tua fari hic liceat, Rhamnusia Virgo,
Namque ego non ullo vera timore tegam; 72
varianti.
Verso 71. Tutti quanti fari haec. Seguo la principe, e l’antica edizione 1487.
note. Versi 71 — 72.
Pace tua. Tutto il lamento della chioma per l’abbandono del regio capo mira a far sentire maggiore il sacrificio, e quindi più meritevole la regina dell’onore concesso a lei da’ Numi. Il lamento incalza sino ad anteporre il primo stato all’apoteosi; e per fare più verisimile questo desiderio la chioma affronta sino l’ira di Nemesi Dea punitrice degli arroganti.
Rhammusia. Nemesi fu regina di Rannute terra dell’Attica così chiamata da’ boschetti di Ranno ῥάμνος, arbusto. Eretteo figliuolo di lei sacrò alla madre un simolacro sotto le sembianze di Venere ( Svida ). Crebbe poi il culto della regina come quello della prima Berenice e di Arsinoe (considerazione nostra ix). I poeti poi favoleggiarono che Giove amò Nemesi. Altri la chiamarono figlia di Giove e della dea Necessità; e fu simbolo delle umane vicissitudini. Erano quindi notati gli iniqui detti de’ potenti da Nemesi che si vendicava umiliandoli (Callim. inno in Cerere verso 67 ). Fu anche detta figliuola dell’Oceano e della Notte, forse per l’instabilità delle cose mortali e per l’oscurità de’ nostri destini. Il vero si é che il culto e la celebrità di questo nume é posteriore di molto di quel che si crede. Omero non la nomina mai, né Virgilio nell’Eneide. Servio crede che il poeta alluda a Nemesi in que’ versi lib. iv. 519.