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132 note. Verso 70.


il Salvini nel suo Oppiano; ragionevoli tentativi d’evento infelice. E Torquato Tasso per isfuggire l’equivoco di voto e vôto, perchè scrisse vuoto ebbe ad essere flagellato; né trovo altra colpa in quell’illustre sventurato se non ch’ei s’accorava del guaire di quella ciurma di pedanti invidiosi del grande ingegno, come gli eunuchi invidiano i be’ giovani innamorati. Per l’ortografia derivante dall’antica verrebbe non solo più vigore alla nostra lingua, ma chi volesse scrivere, per non gettare fra le tante voci tratte dal greco e dal latino molte lettere a caso, come oggi comodamente si fa, sarebbe astretto a studiare ed a sapere ad un tempo le origini d’infinite voci d’onde scaturisce spesso la dottrina delle cose antiche. E s’io non ho eseguito nelle altre mie operette, ed in questa, il mio disegno, ciò viene perch’io stimo che un uomo di venticinque anni educato sino all’adolescenza fuori d’Italia non debba arrogarsi il diritto di riformatore. Nè questo metodo prevalerà mai senza novelli vocabolarj, fatti sopra gli antichi e sopra i pochi nuovi eccellenti scrittori, specialmente di soggetti scientifichi, e senza che gli ingegni sommi, come Vittorio Alfieri, non ristampino le loro opere più rinomate o quelle dell’Alighieri, e del Macchiavelli a questo modo. Ed avrebbero più seguaci del Trissino e del Salvini, ambedue dotti uomini per proprio studio, ma che non sortirono dalla natura quello Igneum Vigorem et Caelestem Originem, a cui solo tutte le nazioni e le età, sia letterato, guerriero, o politico, obbediranno sempre. La lingua insomma dev’essere padrona degli ingegni mezzani, ma serva degli uomini supremi.