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note. Verso 70. 131


guerreggiano a spada tratta contro alle lettere aspirative. E sì che i signori Accademici sono schiavi per religione degli amichi, e per animosità provinciale contendono la lingua nostra non italiana ma fiorentina. Or i padri nostri non lasciarono scritto ne’ loro rmanoscritti, e stampato nelle prime edizioni TH, H, Y, CH? Ed i fiorentini non si dilettano forse delle aspirazioni e degli ïati? E se i signori Accademici con questa manifesta contraddizione vollero decretare la loro semplice ortografia, poteano farlo co’ loro libri, e nel loro vocabolario; ma chi concedeva ad essi il diritto di violare le antiche edizioni de’ padri nostri, e stamparle poi alla loro foggia moderna, predicandola sacra? Or a me pare che s’abbia ad ubbidire più a’ primi padri ed alla ragione, che a’ gramatici e all’uso. Quella è più bella lingua che è più evidente e più armoniosa: ed è più evidente quanti ha meno equivoci, e più armoniosa quanto ha più tuoni. Onde scrivo Athos, Tethy, e pronunzio Chalcidico ec. Così i latini supplirono con la Y al υ de’ greci, soave vocale tra la U e la I, naturale a’ lombardi, a’ genovesi ed a’ piemontesi, e supplirono col TH al θ e col CH al κ. Che se la lingua del Lazio che pur non è derivata propriamente dal greco non isdtìegnò le spoglie e spesso le desinenze greche, a che sdegneremo, noi popoletti, l’eredità materna? Parimenti dovrebbesi provvedere al vacabolo colto colpito, colto sorpreso, colto coltivato, colto raccolto, ed altri molti sì fatti che non ponno essere ben pronunziati se non in alcuna città di Toscana. Sarebbero bensì pronunziali bene da tutti gli italiani, e più presto intesi dagli stranieri se fossero scritti con le vocali doppie del Trissino, e co’ circonflessi che tentò