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note. Verso 70. 129


Canæ tethyi restituor. S’idoleggia il sorgere ed il tramontare della costellazione Berenicea la quale nell’orto ed occaso cronico sorge la sera, ed all’alba tramonta. — Non é questa la Theti madre di Achille, come tale interprete scrive, che male le starebbe epiteto di canuta. Fu anzi bellissima; e contese con Medea, e, giudice Idomeneo, riportò il pomo: però Medea tacciò di bugiardo il re di Creta, e nacque il proverbio vigente in Grecia anche a’ miei giorni, e celebre ne’ primi versi di Callimaco, inno a Giove: Κρῆτες ἀεὶ ψεῦσται. Epimenide è forse quel poeta citato da Paolo epist. a Tito, i, verso 12. Εἶπέ τις έξ αὐτῶν ἴδιος προφήτης; Κρῆτεs ἀεὶ ψεῦσται, κακὰ θηρὶα, γαστέρες ἀργαί: Disse un de’ loro stessi profeti: i Cretesi sempre bugiardi, male bestie, ventri poltroni. Theti è anche celebre per le sue belle gambe. Antolog. lib. vii epig. 125 e 127, ove una giovinetta é lodata perchè avea gli occhi di Giunone , le mani di Minerva, le mammelle di Venere, e le gambe di Theti. Questa nostra scrivesi Tethys Τηθὺς e si favoleggia figliuola del Cielo e di Vesta, e talor della Terra, o la Terra stessa, sorella e moglie dell’Oceano, madre delle Dive marine: Ovid. Fast, v verso 81,

Duxerat Oceanus quondam Titanida Tethyn.

E Virgilio adulando, augurò ad Augusto l’impero de’ mari; Georg. i nell’invocazione.

Teque sibi generum Tethys emat omnibus undis.

E la distingue, Eneid. v verso 825, da Theti Θέτις madre di Achille la cui regia marina descrive Catullo nelle nozze di Peleo: distinzione che fa Esiodo nella Teogonia, 244, 362, ed Omero Iliade lib. xiv verso 201, ove chiama la nostra Tethy madre degli Dei. Né Callimaco ed il suo traduttore Latino la chiamano canuta per la ragione che la