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note. Verso 58. 117


turpe mendum, et miratur hactenus non suboluisse tot tantisque interpretibus. Ma parmi che l’eo dell’esametro riesca superfluo ove si accolga la lezione in loca. Ed incola femminino , sebbene infrequente non manca d’aurei esempj. Fedro lib. i fav. 6: Quaedam (rana) stagni incola. Aggiungi che guest’espressione ricorda agli Egizj che la loro Dea era stata pochi anni addietro viva e presente. — Fra molti antichi che parlano di Canopo sceglierò questo passo di Ammiano Marcellino che a me pare il più esatto. Canopus in duodecimo distinguitur lapide (ab Alexandria), quem, ut priscae memoriae tradunt Menelai gubernator sepultus ibi cognominavit. Ibi unum est ex septem ostiis Nili dignitate Alexandrino proximum. Ne parla anche Tacito, Annali ii cap. 60. I liti Canopei del testo sono dai più interpretati per tutto l’Egitto, dal Valckenario per Alessandria. Per me sarei piìù in questo parere, seppure non si volesse credere che le chiome fossero veramente consecrate in Canopo nel tempio di Ercole, celebrato da Ariano nel lib. ii de’ fatti di Alessandro; il qual Ercole Egizio memorato da Erodoto nell’Euterpe, viene da Diodoro Siculo, lib. i, collocato dieci mila anni anteriore all’Ercole Greco. Poteano anche essere collocate nel tempio di Giove Serapide di cui restano anche a dì nostri le rovine. Canopo era luogo di delizie per gli Egizj; onde Virgilio Pellaei gens fortunata Canopi. Vedi anche Strabone. Dov’era Canopo é a’ nostri tempi Abouckir nobilitato dalle ultime guerre nell’Egitto. I geografi Strabene e Stefano lo scrivono κανοπος, e κανοβου, onde venne ne’ mss. di questo nostro poemetto la lezione Canobitis e Canobiticis.