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102 note. Verso 46.


degli antecedenti e de’ seguenti. Parmi che i lirici italiani rade volle ardiscano questi tuoni opposti e necessari all’armonia della composizione. Alessandro Pope nel gentile poemetto del Riccio rapito imitò questi versi, ma con poca felicità, 1.° Perché ponendoli alla fine di un canto non dà campo al risalto. 2.° Perchè in vece di un solo, grande, e determinato fatto, racconta molti fatti grandi bensì per se stessi, ma vaghi e comuni troppo, perchè da gran tempo corrono per le bocche di tutti gli uomini. Ecco la traduzione di Antonio Conti, che mentre egli era in Inghilterra mediatore per la lite del calcolo infinitesimale insorta fra il Neutono, ed il Leibnizio, si confortava col sorriso delle muse.

     Ciò che il tempo rispetta abbatte il ferro;
     E i monumenti e l’uom sommette al fati;
     Le fatiche de’ Numi egli distrusse
     E in cener volse le trojane torri,
     Coprì d’erba Cartago, e spesso a terra
     Roma cogli archi trionfali spinse;
     Qual fia dunque stupor ch’abbia i tuoi crini
     Sommessi a Ninfa?

Giovami dire di volo che fu il Conti dagli scienziati inglesi pagato ingratamente, e que’ due altissimi ingegni, che si contendevano la preeminenza, provarono a noi popolo nelle loro controversie che la filosofia non cangia se non l’oggetto delle passioni. Ma più ingratamente fu ricompensato da quei che compilarono il dizionario degli uomini illustri. Appena degnano il mediatore del Neutono e del Leibnizio di pochissime righe, forse perch’ei non era gesuita.