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sul «commentario della battaglia di marengo» 235


Perderono gli austriaci in questa giornata quattromilacinquecento morti, ottomila feriti e settemila prigionieri, dodici insegne e trenta cannoni. I francesi, mille e cento morti, tremilaseicento feriti e novecento prigionieri. Al dí seguente, sull’alba, i nostri granatieri attaccano i posti avanzati, lasciati dal nimico a capo del ponte della Bormida: presentasi un parlamentario, annunziando che il generale Melas chiedeva d’inviare un uffiziale del suo Stato maggiore a Bonaparte. Dopo la prima conferenza, il generale Berthier, ricevute le istruzioni ed investito da Bonaparte della facoltà necessaria a trattare, se ne va ad Alessandria. Alcune ore dopo, presenta alla sanzione di Bonaparte la capitolazione seguente, sottoscritta dal generale Melas.

[Segue il testo dell’armistizio, che si omette per brevità.]

Dopo la battaglia di Marengo, il generale Saint-Julien sottoscrisse in Parigi i preliminari di pace; ma l’imperatore d’Alemagna, governato dai consigli di un ministero compro dall’Inghilterra, ricusò di ratificarli: onde s’ebbe ricorso alle armi. L’esercito del Reno era nel cuore della Baviera; quello d’Italia sull’Adige; ambidue bene provigionati ed animati dal sentimento della vittoria.

Anche a quel tempo Bonaparte convocò un esercito di riserva a Digione; ma la sua tattica fu diversa assai dalla prima. Lo compone di cinque divisioni, di forse ottomila fanti in tutto e di quattro reggimenti a cavallo, capitanato dal generale Macdonald, con ordine di marciare al passo dei Grigioni. Il nemico, computando i soldati dal numero delle divisioni e rammentando i fatti del primo esercito di riserva, stimò questo secondo destinato a conquistare il Tirolo, né gli parve far troppo, mandandovi alla difesa trentamila uomini; il che snervò, sull’Inn, il suo esercito, che fu poi, nella giornata memorabile d’Hohenlinden, solennemente rotto dal generale Moreau.

Colà pure si segnalarono i generali Richepanse e Ledere, morti sul campo d’onore. La gloria custodirà tutti i nomi di quei che guidavano attraverso l’Alemagna le nostre schiere vittoriose. I preliminari vennero sottoscritti, e l’armistizio con l’Austria die’ all’esercito del Reno di potere spaziare sino a Leoben, abbracciando a destra parte di quanto conquistò Bonaparte nell’anno quinto. Cosí, con ottomila, per lo piú reclute, il secondo esercito di riserva tenne a bada trentamila soldati eletti, ed in men di