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sul «commentario della battaglia di marengo» 231


riceveva rinforzi e che levava il campo dal Tirolo verso la Brenta. Bonaparte rimonta subito l’Adige, va a Roveredo, rompe in quell’insigne giornata mezzo l’esercito austriaco, avanza verso Lavis, fa viste di marciare a Inspruch, e repentinamente torce verso la Brenta. Tutti gli accorgimenti austriaci, per opporre argine a questo torrente, riescono vani e senza pro. Bonaparte combatte il nimico, lo sconfigge, lo insegue colla spada ne’ fianchi e lo ributta sull’Adige, che varca a Ronco prima di lui; e, se non che s’attraversò un di que’ casi che eludono tutti gli avvedimenti, Wurmser rendeva le armi; ma, sciagurato nella sua ventura, questo accidente gli apre Mantova per unica ritirata, ove è forzato a rinchiudersi con diecimila cavalli, alcuni eletti reggimenti di corazzieri, tutto lo Stato maggiore e la salmeria dell’esercito.

Fu sí pronta l’esecuzione di tutti i movimenti e sí solenne la sconfitta di questo terzo esercito, che la corte di Vienna ignoravane la fortuna, quando ella dalla voce pubblica seppe essere omai senza esercito in Italia, le sue frontiere senza presidi e il suo generale chiuso, colle reliquie de’ suoi soldati, nella sola piazza che le rimanesse.

Riesce agevole osservare che Bonaparte nelle sue ardite operazioni non aveva nulla avventurato al caso; e, quantunque le sue marce sembrino a prima vista straordinarie, meditandole apparirà che egli aveva provveduto sempre alla ritirata e combinati i rovesci ai ripieghi. I militari coglieranno con ardore le tante mirabili relazioni di questa campagna con quella dell’esercito di riserva, in ambedue delle quali vedranno Bonaparte esercitare la sua tattica sulla linea d’operazione del nemico, porsi fra lui e i suoi magazzini, attraversargli la ritirata e decidere con un unico colpo il destino di un esercito intero.

Campagna quarta.

Tante avversità dovevano ultimamente irritare ia corte di Vienna. Non ignorando che Bonaparte aveva appena una banda d’armati, divisò di non risparmiare mezzi onde trarre dal blocco il suo feldmaresciallo, lo Stato maggiore di un esercito e salvare ad un tempo la piazza di Mantova. E fu tanto Io sforzo, che Alvinzi ebbe piú di cinquantamila uomini nel Friuli, mentre il suo luogotenente avevane ventimila sul Tirolese. Era impossibile al generale francese di resistere a cotante forze e di occupare un