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difesa pel sergente armani 199


III

OSSERVAZIONI SUL POEMA DEL «BARDO»

[1806]

Si è consecrata l’epopea agli eroi celebri per la fama di molti secoli ed alle imprese magnificate dalla antichità; perché il mirabile, elemento principale della poesia, ove non sia aiutato dalle idee soprannaturali e dalle religioni de’ popoli, perde gran parte di effetto; e quanto piú le tenebre del tempo seppelliscono le storie de’ mortali, tanto piú appare sacro e venerando quel lume che le tradizioni e le reliquie de’ monumenti diffondono sulla lunga notte de’ secoli. La storia, per guidare la ragione, s’impadronisce d’uomini reali e di fatti o sperimentati o non discordi dalla esperienza; la poesia, per incantare l’immaginazione ed il cuore, si prevale di tutte le fantasie e passioni dei popoli e delle età a cui riferí i suoi fatti; però quanto sono piú antichi, tanto meno la credenza rifugge. Questi principi applicati al poema del Bardo sarebbero acerrime opposizioni contro l’autore, se egli, pubblicandolo non dichiarasse, col titolo, che non intende di seguire rigorosamente l’epopea, e se non avesse già dato a divedere con la Basvilliana e co’ canti in morte del Mascheroni ch’egli voleva sciogliere questo problema: — Può egli darsi poema narrativo delle cose avvenute ai tempi dell’autore? — Lucano scrisse la Farsalia quando Cesare e Pompeo non vivevano piú se non nella memoria degli uomini, e l’eroe dell’Henriade dista di un secolo dal suo poeta. Nondimeno questi due poemi, prescindendo dalle virtú o dai difetti dello stile, caddero sotto gravissime opposizioni, perché il latino è troppo storico, ed il francese si giova di macchine fondate sulla superstizione di