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notizia intorno a didimo chierico 171


spiaggia, esclamò: — Cosí vien poetando l’Ariosto! — Tornandosi meco verso le belle colonne che adornano la cattedrale di quella città, si fermò sotto il peristilio, e adorò. Poi, volgendosi a me, mi diede intenzione che sarebbe andato alla questua a pecuniare tanto da erigere una chiesa al Paracleto e riporvi la ossa di Torquato Tasso; purché nessun sacerdote che insegnasse grammatica potesse ufficiarvi, e nessun fiorentino accademico della Crusca appressatisi. Nel mese di giugno del 1804 pellegrinò da Ostenda sino a Montreuil per gli accampamenti italiani; ed a’ militari, che dilettavano di ascoltarlo, diceva certe sue omelie all’improvviso, pigliando sempre per testo de’ versi dell’Epistole d’Orazio. Richiesto da un ufficiale, perché non citasse mai le Odi di quel poeta, Didimo in risposta gli regalò la sua tabacchiera fregiata d’un mosaico d’egregio lavoro, dicendo: — Fu fatto a Roma d’alcuni frammenti di pietre preziose dissotterrate in Lesbo. —

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Ma, quantunque non parlasse che di poeti, Didimo scriveva in prosa perpetuamente, e se ne teneva. Scriveva anche arringhe, e faceva da difensore ufficioso a’ soldati colpevoli sottoposti a’ Consigli di guerra; e, se mai ne vedeva per le taverne, pagava loro da bere e spiegava ad essi il Codice militare, Oltre a’ tre manoscritti raccomandatimi, serbava parecchi suoi scartafacci: ma non mi lasciò leggere se non un solo capitolo di un suo Itinerario lungo la repubblica letteraria. In esso capitolo descriveva un’implacabile guerra tra le lettere dell’abbicci e le cifre arabiche, le quali finalmente trionfarono con accortissimi stratagemmi, tenendo ostaggi l’a, la b, la x che erano andate ambasciadori, e quindi furono tirannicamente angariate con inesprimibili e angosciose fatiche. Dopo il desinare, Didimo si riduceva in una stanza appartata a ripulire i suoi manoscritti, ricopiandoli per tre volte. Ma la prima composizione, com’ei diceva, la creava all’Opera seria o in mercato. Ed io in Calais lo vidi per piú ore della notte a un caffè, scrivendo in furia al lume delle lampade