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lungo la francia e l'italia 131


que nous autres. — Il raisonne bien — diceva un altro. — E un altro: — Cest un bon enfant. — Onde, finché Dio mi lasciava vita, io poteva mangiare e bere e darmi buon tempo in Parigi, ma pagando pur sempre un disonestissimo scotto. M’avvilii di vergogna: lucri da schiavo! L’onore e tutti quanti i suoi sentimenti virili si sollevarono per dissuadermene: quant’io piú saliva tra’ grandi, io mi vedevo costretto al mio sistema d’accattone; e le piú fiorite conversazioni avevano piú alunni dell’arte. Io sospirava gli alunni della natura; e una sera, dopo d’essermi abbiettissimamente prostituito a mezza dozzina di varie persone, mi sentii nauseato, e mi ricovrai nel mio letto, raccomandando a La Fleur che ordinasse i cavalli, perch’io all’alba voleva affrettarmi verso l’Italia.

LXIII

MARIA

MOULINS

Né io aveva peranche provato l’affanno dell’abbondanza: ma, traversando il Bourbonnois, temperatissima contrada di Francia, nel tripudio della vendemmia, allorché la natura profonde in ogni grembo la sua dovizia, e gli occhi dei suoi figliuoli si sollevano per gratitudine al cielo, e la musica comparte allegramente il lavoro, e tutti portano danzando i loro grappoli; ed io ad ogni passo del mio viaggio mi sentiva prorompere e infiammare nell’anima mille affetti per tanti gruppi che mi venivano incontro, ed ogni gruppo m’era liberale di liete avventure.

Dio mio! ne riempierci venti volumi: e oimè! pochi e brevi fogli appena m’avanzano, e dovrò darne almen la metà alla povera Maria, la quale fu già incontrata dall’amico mio Shandy presso Moulins.