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130 vii - viaggio sentimentale di yorick


non erano corsi cinque minuti da ch’io m’era seduto su quel sofà, ed aveva già fatti non so quanti disegni: se non che i sentimenti miei religiosi e la persuasione che fosse anch’essa armata di religione mi soccorsero a reprimere i miei desidèri nel punto che avevano cominciato a tentarmi.

— Non siamo — e la presi per mano — non siamo, no, di diamante: però dobbiamo confidare la nostra salute negli ostacoli esterni, finché l’età non venga a concentrarli invisibilmente dentro di noi: ma — e le baciai la mano — è ancor presto, gentil mia donna; assai presto. —

Perché nol dirò? io fui per tutto Parigi in concetto d’avere convertita madame de Q***; e molti l’hanno udita affermare a monsieur D*** e a l’abbé M***1 ch’io aveva piú in poche parole detto a favore che non essi in tutta la loro Enciclopedia contro della rivelazione; e fui senz’altro nel registro della côterie2 di Madame de Q***, la quale procrastinò l’epoca del deismo ad un paio d’anni.

Mi ricordo che appunto in quel crocchio, mentr’io nel fervore del ragionamento andava provando la necessità d’una Prima Causa, mi sentii tentare nel gomito; e il contino di Fainéant mi chiamò in disparte in un canto di quella sala, per avvertirmi che il mio solitaire3 mi calzava troppo nel collarino.

— Guardi; sta plus badinant — diceva egli, accennandomi il suo; — e basta una parola, monsieur Yorick, al savio.

— E dal savio, monsieur le comte, — risposi con un inchino.

Né verun uomo mortale mi strinse con amplesso sí sviscerato come allora il contino di Fainéant.

Per tre continue settimane non ebbi opinione fuorché quella di chi mi parlava. — Pardi! ce monsieur Yorick a autant d‘esprit

  1. Diderot e Morellet [F.].
  2. Crocchio [F.].
  3. Qui è anello d’una gioia sola, nel quale si passavano le due cocche del fazzoletto da collo [F.].