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lungo la francia e l'italia 129


S’era fatto mal credere a madame de V*** ch’io mi fossi un esprit. Ella si ch’ell’era un esprit, e spasimava di vedermi e d’udirmi: né io aveva preso una seggiola, che m’accorsi che, per sincerarsi del mio spirito, quella dama non avrebbe dato un pistacchio, ma che io invece era ammesso per far poi testimonio del suo; e Dio sia testimonio anche a me che, conversando con essa, non ho levato il sigillo a’ miei labbri1.

Madame de V*** non incontrava uomo vivente a cui non asserisse che non aveva mai conversato con tanto profitto in sua vita.

Una francese riparte il proprio regno in tre epoche: nella prima è coquette, poi déíste, finalmente dèvote; e durante quest’epoche il regno fiorisce sempre, e solo rimuta vassalli. Intorno all’anno trentesimosesto suole per lo piú spopolarsi di tutti gli altri schiavi d’Amore, e si ripopola a un tratto degli schiavi dell’Incredulità, a’ quali sottentrano le colonie degli schiavi della Chiesa.

Madame de Q*** stava in forse tra la prima epoca e la seconda: il colore di rosa smarrivasi alloramai a occhio veggente, e, quand’io le feci la prima visita, fuggiva il quart’anno da che essa avrebbe dovuto appigliarsi al deismo.

Mi fe’ sedere seco sopra un sofà per disputare posatamente de’ punti di religione: madama insomma mi disse che non credea nulla.

Risposi che, ov’ella pur s’attenesse in cuore a questi principi, io era nondimeno sicuro che non le tornava a conto di radere le fortificazioni esteriori, senza le quali mi pareva miracolo che una cittadella sí fatta potesse difendersi; che il deismo era pure la pericolosissima cosa per una bella persona, e ch’io per obbligo di coscienza non poteva dissimularle come

  1. Il testo: «Non ho aperto l’uscio de ’miei labbri»; ed è frase del salmo cxl, 3: «Pone ostium labiis meis». Ma perché non mi pare che suoni bene in italiano, l’ho mutato con la frase equivalente del l’Ecclesiastico: «Quis dabit ori meo custodiam, et labiis meis signaculum certum?» Cap. xxii, 33 [F.].