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98 vii - viaggio sentimentale di yorick


di Raffaello 1. Questa sete che m’arde impaziente, pari a quella di tutti gli appassionati delle arti, mi trasse fuori del mio tetto; e di Francia mi trarrà per l’Italia. Viaggio riposatissimo è questo mio; viaggio del cuore in traccia della natura e di que’ sentimenti che da lei sola germogliano, e che ci avvezzano ad amarci scambievolmente; e ad amare una volta un po’ meglio tutti gli altri mortali. —

A questo il conte rispondevano cortesissimo; e con molta gentilezza si professava obbligato a Shakespeare della mia conoscenza. — Ma, à propos — soggiuns’egli: — Shakespeare è sí pieno d’alti pensieri, che s’è dimenticato della lieve formalità di nominare il signore, e lasciò quest’obbligo a lei. —

t1 XLVII

IL PASSAPORTO

VERSAILLES

Ma io non sono mai sí perplesso, come quando ho da dire a taluno ch’io mi sia, e vi sono pochi de’ quali io non possa dar conto migliore assai che di me; e perciò sovente ho desiderato che mi bastasse una parola sola e sbrigarmene; il che non m’incontrò mai fuorché in questa occasione: però che l’edizione di Shakespeare su lo scrittoio mi fe’ sovvenire che vi si parlava di me: mi pigliai l’Amleto, e svolgendolo in un batter d’occhio verso la scena de’ beccamorti nell’atto quinto, stesi il mio dito sopra di «Yorick»2, e, ponendo sotto gli occhi del conte il vo lume, col dito tuttavia su quel nome, gli dissi: «Me voici».

  1. Yorick forse profittò di quel detto divino, come tutti gli altri detti di Socrate: «L’osservare la virtú di una donna vivente m’è piú giocondo d’assai dell’immagine d’una bellissima donna a me presentata da Zeusi. Presso Senofonte, Econ., cap. x, n. 1 [F.].
  2. Yorick non è interlocutore nella tragedia; bensí i beccamorti, scavando una fossa, ravvisano il cranio di lui; e il principe Amleto piange sovr’esso, poiché l’aveva