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[PARTE SECONDA]

Bologna, 24 luglio, ore 10.

Vuoi tu versare sul cuore del tuo amico qualche stilla di balsamo? Fa’ che Teresa ti dia il suo ritratto, e consegnalo a Michele, ch’io ti rimando imponendogli di non ritornare senza tue risposte. Va’ a’ colli Euganei tu stesso: forse quella disgraziata avrá bisogno di chi la compianga. Leggi alcuni frammenti di lettere, che ne’ miei affannosi deliri io tentava di scriverti. Addio. Se tu vedrai l’Isabellina, baciala mille volte per me. Quando nessuno si ricorderá piú di me, fors’ella nominerá qualche volta il suo Iacopo. O mio caro! avvolto in tante miserie, fatto diffidente dalla perfidia degli uomini, con un’anima ardente e che pur vuole amare ed essere amata: in chi poss’io confidarmi se non in una fanciullina non corrotta ancora dall’esperienza e dall’interesse, e che per una secreta e soave simpatia mi ha tante volte bagnato del suo pianto innocente? S’io un giorno sapessi ch’ella mi ha obbliato, io morrei di dolore.

E tu, dimmi, tu, mio Lorenzo, m’abbandonerai tu? L’amicizia, cara passione della gioventú ed unico conforto dell’infortunio, langue nella prosperitá. Oh gli amici, gli amici! Tu non mi perderai se non quando io scenderò sotterra. Ed io cesso di querelarmi talvolta delle mie disgrazie, perché senza di esse non sarei degno forse di un amico, né avrei un cuore capace di amarlo. Ma, quando io non vivrò piú, e tu avrai ereditato da me il calice delle lagrime..., oh! non cercare altro amico fuor di te stesso.