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30 iv - seconda redazione delle


pregiudizi? Lorenzo, perdona s’io calco troppo su questo discorso tanto da noi disputato. Non voglio smoverti dalla tua opinione sí avversa alla mia, ma bensí dileguare ogni dubbio da me stesso. Saresti convinto al pari di me, se ti sentissi le piaghe del mio cuore: il cielo, o mio amico, te le risparmi! Ho io contratto questi debiti spontaneamente? La mia vita deve pagare, come uno schiavo, i mali che la societá mi ha recato, solo perché gli intitola «benefici»? E sieno benefici: ne godo e li compenso fino che vivo; e, se nel sepolcro non le sono io di vantaggio, qual bene ritraggo io da lei nel sepolcro? O mio amico! Ciascun individuo è nemico nato della societá, perché la societá è necessaria nemica degli individui. Poni che tutti i mortali avessero bisogno di abbandonare la vita: credi tu che la sosterrebbero per me solo? E s’io commetto un’azione dannosa a’ piú, io sono punito; mentre non mi verrá fatto mai di vendicarmi delle loro azioni, quantunque ridondino in sommo mio danno. Possono ben essi pretendere ch’io sia figliuolo della grande famiglia; ma io, rinunziando e a’ beni e a’ doveri comuni, posso dire: — Io sono un mondo in me stesso; e intendo d’emanciparmi, perché mi manca la felicitá che mi avete promessa. — Che s’io, dividendomi, non trovo la mia porzione di libertá, se gli uomini me l’hanno invasa perché sono piú forti, se mi puniscono perché la ridomando, non gli sciolgo io dalle loro bugiarde promesse e dalle mie impotenti querele, cercando scampo sotterra? Ah! que’ filosofi che hanno evangelizzate le umane virtú, la probitá naturale, la reciproca benevolenza, sono inavvedutamente apostoli degli astuti ed adescano quelle poche anime ingenue e bollenti, le quali, amando schiettamente gli uomini per l’ardore di essere riamate, saranno sempre vittime, tardi pentite della loro leale credulitá.

Eppur quante volte tutti questi argomenti della ragione hanno trovata chiusa la porta del mio cuore, perché io sperava ancora di consecrare i miei tormenti all’altrui felicitá! Ma!... per il nome d’iddio, ascolta e rispondimi. A che vivo? Di che pro ti son io, io fuggitivo fra queste cavernose montagne? Di che onore a me stesso, alla mia patria, a’ miei cari? V’ha egli