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considerazione settima | 301 |
Se non che, forse trovandosi in Ispagna il fiume Calibe nominato da Giustino (loc. cit.), dove temprato il ferro acquistava violenza, si può sospettare che que’ popoli ricchi e prepotenti per quest’arte passassero a fondare colonie e ad insegnarla alle altre nazioni; onde l’acciaio ebbe poi nome di «chalybs». Χαλκός prendesi dai greci per rame, per armi e per moneta; άλκεύωna fabbricare rame; xaX’xctov, officina de’ fabbri ferrai; e χάλυμος, venefico: voci tutte che veggonsi tratte da una sola radice e che non disconvengono agli usi, ai danni ed all’arte del ferro. I cureti, detti anche Dattili idei, educatori di Giove, e che Strabone (lib. x), Lucrezio (lib. ii, 229) fanno discendere dalla Frigia, sono da Giustino (loc. cit.) descritti vicini a’ calibi e primi trovatori del mele. Donde venne la favola di Giove da’ cureti allevato e lo strepito delle armi per celare i suoi vagiti al divoratore Saturno (Ovid., Fast., iv, 207 e sg.; Lucrezio, loc. cit.; Callimaco, in Giove), e la tutela di cui Giove, riconoscente a’ cureti, favorií le api (Virg., Georg., lib. iv, 149): però le api svagate ritornano al suono del rame. * Vide Colu., ix, Varronemq., iii, et Lucanum, lib. ix, v. 284. Georgiche: «Tinnitusque cie et matris quale cymbala circum», ubi conf. Heyn. et Lacerd. * Lamento di Cecco da Varlungo, stanza 31-32:
E le mie pecchie son tutte scappate
su quel di Nencio, e sur un pioppo andate.
Picchia teglie e padelle a piú non posso,
di raccattarle e’ non c’è verso stato,
ma le mi s’enno difilate addosso,
e m’han con gli aghi lor tutto forato.
- Trovasi la voce «Chalybe» fra’ nomi delle antichissime sacerdotesse di Giunone nel Lazio. Virg., Eneid., lib. vii, v. 419:
Fit Chalybe Iunonis anus templique sacerdos. *