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296 vi - commento alla «chioma di berenice»


l’Athos di cui parlano i viaggiatori recenti (Sonini, Voyage en Turquie, ii, cap. 3S). Ov’è dunque la fossa operata da Serse per le sue navi? Il Belonio non la vide; e, se il monte fu sempre come è, Erodoto, Tucidide e Callimaco spacciarono a’ posteri favole. Ma poteano spacciarle a’ contemporanei? Sappiamo da Strabone (Excerpta, lib. vii) e da Plinio (lib. iv, 10; lib. vii, 2) che l’Athos era abitato per cinque grossi borghi. Per lo scavo di Serse i borghi divennero isola (Erod., vii, 22). Dunque i persiani non possono avere scavato se non l’istmo che univa il monte al lato orientale della Macedonia, e dove il Sofiano segna la cittá di Acanto. Tucidide ed Erodoto (loc. cit.) pongono Sana cittá su l’istmo, e la fossa tra Sana e le cittá dell’Athos: chi vorrá dunque supporre che sia stato tagliato il monte, anziché l’istmo? Ma Erodoto stesso non dice: ὀρύσσειν ἐκελενε διώρυχα τῇ δαλάσσῃ: «comandò che si scavasse la fossa al mare»? Anzi l’interprete latino (ediz. Vesseling) traduce, «iussit isthmum intercidi». Né Serse avea d’uopo se non di quell’apertura, onde sfuggire di costeggiare tutto l’Athos. I persiani avean tre anni addietro perduta intorno all’Athos un’armata navale (Erod., loc. cit.; Eliano, Hist. var., i, 15). Essendo l’Athos prominente sul mare ed orrido di rocce e di scogli, riusciva pericolosa la navigazione in quei tempi, quando tutta stava nel costeggiare. Gettando, per la sua altezza e per li due golfi da’ quali è bagnato, venti repentini, concitava l’Egeo, che portava le navi a rompere sulle radici del monte. Serse nell’anno primo dell’olimpiade lxxv, fatto cauto dal primo naufragio, aprí la fossa, di cui non appaiono piú vestigi. Ma non per questo sono bugiardi gli storici. L’istmo tagliato non era piú lungo di dodici stadi (Erod., lib. vii, 22). Lo scavo era appena sí largo, che potessero passare due triremi, remigando del pari ( ibid .). La fossa né potea livellarsi a’ fondi del mare, né i persiani ne abbisognavano; e bastavano otto o dieci piedi al piú, poiché tanto incirca pescavan le antiche triremi.

Ora in assai luoghi e tuttodí nelle paludi di Venezia si vede che il mare, retrocedendo, lascia banchi di arene ed isolette. Atene, oggi sei miglia lontana dalla marina, è pur quella stessa Atene (e lo confermano le sue antiche reliquie) sí vicina al Pireo. * Le montagne della Danimarca s’alzano oggi ove, venti secoli addietro, scorreva fra poche isole un vasto arcipelago (Dalin, Histoire de la Suède, traduzione dallo svedese, sul principio). * Il mare, usurpando nuovi regni, cede gli antichi; perocché anch’egli obbedisce a quella legge universale della natura, che, ne’ perpetui cangiamenti