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238 vi - commento alla «chioma di berenice»


edizione di Catullo1 l’esposizione del poemetto di Callimaco: rare orme sue proprie lasciando, ricalca quelle del Volpi. Prometteva anche l’Arteaga2 nuove illustrazioni; ma non mi è avvenuto di vedere il suo libro, o non attenne la promessa. Un Turchi d’Arimino, entusiasta di Catullo, mostrò a me giovinetto, or son sett’anni, un suo lavoro d’incredibile pertinacia sui codici del suo poeta: morí, né posso sapere la fortuna delle sue carte. Forse piú commentatori avrá avuto Callimaco, e, piú che altrove, in Germania, dove que’ letterati si procacciano averi e tentano fama, facendo commercio de’ classici. E noi siam pure costretti, reputandoli poco, a ringraziameli: ché, senz’essi, né greco né latino scrittore correrebbe piú per l’Italia, la quale rari, a’ miei giorni, ed indisciplinati vede gli antichi uscire dalle proprie tipografie. Era bensí prezzo dell’opera lo svolgere le illustrazioni del Valckenario, pubblicate postume da Giovanni Luzac3. Involte in continua e discordante erudizione, richiedono uomini istituiti appositamente per intenderle. Preoccupato vedendosi il campo, dovea pure sgombrarsi lo stadio, immaginando nuove e strane lezioni, e chiamando in aiuto Lorenzo Santeno ed Ildebrando Withofio, de’ quali divolga ed illustra le congetture e i capricci. Né questo lungo commento passa il segno delle varianti, se non raramente e per incidenza.

VIII. Onde, in tanta battaglia ed incertezza di lezione, mi sono rifuggito alla piú antica, ove non riesca inintelligibile e assurda, prendendomi per esemplare l’edizione principe e quelle dell’etá aldina: certo almeno che sono estratte da’ codici. Poiché, rispetto a’ manoscritti che ognuno degli editori cita per suggello delle proprie congetture, niuno potrá persuadermi che tanti ce n’abbiano mandati il decimoterzo e decimoquarto secolo, e che non sieno foggiati molto piú tardi dalla venalitá de’ librai e dalla mala fede degli eruditi. Di che ti sieno argomento non le lezioni incerte, ma

  1. Lipsiae, apud Gotti. Hilscher, 1788.
  2. In praefatione ad praeclarissimam editionem Bodonianam trium poëtarum.
  3. Callimachi, Elegiarum fragmenta etc., Lugduni Batavorum, in officina Luchtmanniana, 1799.