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iii - frammenti su lucrezio 201


della plebe, [che] non può sovvenire a’ propri bisogni se non col lavoro; ed il lavoro le fa dimenticare le ingiustizie della fortuna. Però vediamo che gli uomini, i quali possono con le loro sostanze vivere nella impassibile tranquillitá degli dèi, la piú parte corre cercando onori o ricchezze maggiori ed inutili, o scienze vane e dottrina. E il bisogno d’occupazione, o, per meglio dire, il timore innato della noia fa nascere desiderio dopo desiderio; ed infelicissimo sarebbe quel conquistatore, che fosse padrone dell’universo e che nulla avesse a desiderare. Allora nasce in noi, per una opposta via, una nuova sventura, la quale pure lo farebbe avere necessitá degli dèi; ma insomma non sarebbe che necessitá di evitare la noia.

Dico a me stesso: perché vivi? tu e tutta l’umana razza, qual mai fine dovete adempiere nel mondo? Chi mi ha preceduto nacque, visse, morí, e lasciò dopo di sé una mano di posteri, che non fanno che riprodursi per nascere, vivere, morire. Le nazioni si struggono vicendevolmente e, divenute senza rivali, se stesse; e il romano combattea col romano. O umana razza, quale è la meta di tante fatiche? Niuno lo sa, e ognuno nondimeno si affanna per vivere. Ma né l’uomo è contento della semplice vita. Loda la tranquillitá appunto perché non l’acquista mai; e, se mai l’avesse, la fuggirebbe come si odia la sazietá. Il supremo motore di tutti i suoi pensieri, di tutte le sue membra è la noia. Ove nasca solitario, lontano dalla voce e dalle orme di tutti gli altri uomini, saziandosi di ciò che gli offre il campo, s’ei non sa come tormentarlo, cerca gli altri animali, e uccide que’ che lo possono nutrire e que’ che potrebbero nuocergli; e, tratto dall’inquietudine di agire, uccide anche quegli animali che, vivi o morti, non gli farebbero né bene né male. Cosí di desiderio in desiderio si trasforma, e dalle caverne cerca le capanne, e le cittá, e i mari, e il mondo tutto, ed il cielo1.

  1. Di questo paragrafo c’é nel manoscritto la variante seguente:
    «S’io domandassi, non dirò ad un uomo volgare, ma ad un provetto filosofo: — Sai tu perché l’umana razza vive? sai tu quale fine deve adempiere nel mondo? —