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i - frammenti di un romanzo autobiografico 181


TERZO GRUPPO

a psiche

Che fai, deliziosa fanciulla? Io credeva che il tuo cuore, volando dietro a’ piaceri, non si ricordasse piú del suo Lorenzo. Tu non sei sventurata, non1 sospiri con me la perduta felicitá. Una mesta illusione ti chiama sovente nella mia solitudine. Io ti parlo e mi faccio rispondere. Talvolta, rammentandomi le nostre ore di paradiso, ti mando de’ baci; e mi sento su le labbra una certa fresca soavitá come se tu m’avessi baciato in quel momento. E ieri io m’alzava dal letto, salutandoti: — Addio, addio, piccola deitá: tu forse non sai, né t’importa, s’io vivo. — Ma verso sera la tua lettera mi ha rimproverato i miei sospetti; ed io l’ho bagnata di lagrime riconoscenti.

Buon giorno, dunque. Che la tua bellezza e la tua gioventú sorridano sempre come l’aurora di questa mattina. Sempre?... Cielo, cielo, abbi pietá della mia giovinetta!

Che ti dirò intanto?... I miei mali?... no: la tua compassione sarebbe un balsamo, è vero, al mio povero cuore; non sará però mai ch’io voglia avvelenare la pace e la voluttá, fatte per la tua anima angelica e per la tua sacra bellezza.

Tu vuoi nondimeno ch’io ti scriva quello che ho imparato nel mio viaggio. Innocente! Gli uomini son tutti bassi con la ricchezza e orgogliosi con la povertá. Ciascuno è scellerato, quando il proprio interesse non lo strascini a offrire delle ippocrite adorazioni a quel fantasma, che la societá, cui torna d’ingannarsi e d’ingannare, chiama pomposamente «virtú». Ecco tutto.

  1. Il F. prima aveva scritto: «Le mie sventure all’opposto mi fanno sempre sospirare», ecc. Poi, correggendo, lasciò nella penna il «non» [Ed.].