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delle ultime lettere di iacopo ortis 121


rando a sorpassare le doti mirabili del suo stile, ne sorpassarono invece i difetti. Considerando la Nuova Eioisa come uno de’ primi e maggiori tentativi a ordire un romanzo tutto di sole passioni, senza varietá né stranezza d’avvenimenti, e mettendolo a fronte del Werther e dell' Ortis, è certo che la sua ricca magnificenza umilia, per così dire, la loro schietta semplicitá. Ma quanto hanno è tutto lor proprio, non accattato di fuori, bensí dal loro ingegno, dal loro cuore, e dall’esperienza, e dal dolore delle loro passioni; e non mostrano quant’hanno; e di quello che mostrano, non fanno pompa; ed è sufficiente al lettore ad affratellarsi con loro, a credere a tutte le loro parole, a compiangerli, a volerli quasi soccorrere, a penetrare nelle loro viscere esulcerate e osservare le piaghe, di cui al lettore non traspare se non l’angoscia. L’Ortis è meno semplice del Werther; non però meno schietto. Le sue circostanze politiche, che in altri tempi sarebbero forse state inopportune e stranissime dentro un romanzo, ma che oggi sono comuni quasi a tutti i viventi, dilatano la sfera delle sue idee; la sua educazione letteraria (della quale quantunque ei non ne parli, anzi dichiara di non volerne essere debitore alle universitá) traspare piú accurata dell’educazione di Werther; finalmente il suo ingegno è piú attento a ogni cosa, il suo modo di sentire è piú impetuoso; quindi, agitandosi piú oggetti nella sua fantasia, riesce men semplice del Werther. Ma non gli cede mai di schiettezza, appunto perché quanto dice, quanto opera, quanto pensa, è tutto spontaneo, vero, individuale e dettato da un vigore innato. Il lettore confessa che l’Ortis gli pare carattere nuovo e alle volte stranissimo, ma che pure è uscito tal quale dalle mani della natura, e non poteva né parlare, né pensare, né operare altrimenti. Il suo stile piglia improvvisamente vari colori dalla moltiplicitá degli oggetti, i suoi pensieri sono disordinati; e nondimeno lo stile ha sempre uno stesso tenore, mantenuto dal carattere dell’individuo, e il disordine forma un tutto che si direbbe composto armonicamente di dissonanze.

    grazia di chi traduce e legge de’ romanzi francesi e tedeschi in Italia: e non prima avremo occasione, gl’inseriremo anche in tedesco in qualche giornale di Germania, affinché da’ letterati di quella nazione s’esamini se sono degni di confutazione e di chiose; e allora v’aggiungeremo tutto quello che segue intorno allo stesso argomento, e che qui, per iscansare la troppa prolissitá fuor del luogo, abbiamo stimato di ommettere.