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delle ultime lettere di iacopo ortis 117


voleva far leggere il suo romanzo nelle grandi cittá. Ricavò molti affetti dall’anima sua; moltissimi ne inventò con la sua fantasia, e a forza d’ingegno li scalda, li svolge, li mostra da tutte le parti adornati, a fine di costringere ogni lettore piú incallito dalla corruttela a sentirli: e intanto l’autore si compiace della propria fatica, e, dimenticandosi de’ suoi personaggi, non pensa che a sé. Alla seconda lettura di quelle lettere, massime chi la ripiglia in etá matura, ognuno s’accorge che Rousseau non ha còlto nel segno appunto perché ha voluto mirarvi un po’ troppo. Anzi un uomo di tempra veemente, d’anima fervida, e per tendenza di mente attentissimo osservatore dei ripostigli del cuore umano, ch’egli poi svolse nelle sue tragedie, racconta com’ei nella sua gioventú, quand’era avido di romanzi ed innamorato e facile a prorompere in lagrime, raffreddavasi alla lettura della Nuova Eloisa, perché i personaggi volevano a forza sentire piú di quel che naturalmente sentivano; né ha mai potuto finirne un volume1. Ma questo giudizio forse proviene dalla diversa singolaritá d’ingegno in questi due scrittori. Nondimeno è certissimo che le passioni sono nella Nuova Eloisa oratoriamente descritte, come da persone che non ne sono attualmente invasate, ma che con l’immaginazione e con la ragione ritornano a’ tempi passati per esaminare il lor cuore. Le loro riflessioni, invece di sgorgare spontanee e di cedere, subito dopo, il luogo agli affetti che le hanno provocate, si prolungano in via di dissertazioni controverse. La virtú de’ loro sentimenti, delle loro parole, delle loro azioni non germoglia da’ cuori che la sentano, e che però non possano operare altrimenti; bensí dai sistemi morali: quindi la contraddizione fra la condotta e le massime di que’ personaggi. Il carattere di Giulia, a chi lo guarda come felice combinazione del genio e dell’arte, che abbelliscono la natura imitandola, è lavoro da spaventare qualunque grande scrittore meditasse di fare altrettanto: e l’errore di Rousseau non consiste giá nella colpa in cui fa cader Giulia, bensí nel farla cadere con quell’amante: da che Saint Preux è carattere dispregevole; giovine altero a parole, e servile a fatti; spirituale e platonico in fantasia, ed epicureo sino alla crapola ed al postribolo; che non ha ingegno se non per raffinare de’ paradossi in proprio favore; non ha dialettica che per circuire di sofismi la misera vergine; non ha eloquenza che per

  1. Vittorio Alfieri, nella sua Vita.