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delle ultime lettere di iacopo ortis | 105 |
II. Edizioni successive
Non abbiamo potuto appurare se la ristampa uscita pochi mesi dopo (Milano, ottobre 1802) da’ torchi del Genio tipografico sia stata eseguita sul testo sovra copia manoscritta della prima edizione: siamo bensí stati accertati che il depositario degli autografi ha prestato il suo consenso, e assistenza al libraio, e che parecchie delle varianti che vi si veggono furono ordinate dalle circostanze de’ tempi: anzi pare che le circostanze abbiano dettato la protesta seguente, la quale si legge nel foglietto anteriore al frontespizio.
Raffrontando questa del Genio tipografico con la precedente edizione, trovansi molti divari; e di parecchi non è difficile il congetturarne i motivi. Così la lettera su la necessaria servitú dell’Italia2 non poteva essere pubblicamente letta, e che non provocasse lo sdegno e degl’italiani e de’ francesi ad un tempo, contro chi la avesse stampata. Inoltre, dove pare che l’Ortis diffidi della religione, hanno per lo piú lasciato intero que’ passi; dove invece pare ch’ei ne fidi, gli hanno tolti e mutati, forse per andare a versi a’ lettori d’allora, a’ quali ne’ libri non piaceva la religione. E questa superstizione di non inimicarsi i lettori fu talvolta sì puerile che alla esclamazione dell’Ortis: «Ah, vorrei pure innalzare sotto le ombre di quel gelso un altare!» hanno sostituito: «E il piú bel gelso che mai, e noi lo chiamiamo il nostro albero favorito»3.