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46 i - scritti vari dal 1796 al 1798


sapiente e le di cui virtú tentarono Erasmo ad aggiungerlo alle litanie cristiane.

Il credito di questi poeti, venduti al raggiro de’ potenti, non pregiudicava meno al pubblico che al particolare.

Essi facevano la principal figura nelle deliberazioni politiche, e il talento, che avevano di dilettare il popolo, dava loro autoritá di tradirlo e di venderlo. Aristodemo e Nectolemo, poeti, sotto questo aspetto servirono utilmente Filippo, che accelerò la ruina di tutta la Grecia. I loro pareri piacevano come i lor drammi. Non è difficile l’immaginarsi qual folla di spettatori concorresse alle rappresentazioni. Non si ebbe difficoltá a destinar per fondo alle spese teatrali il denaro giá destinato alla guerra. Piú s’impoveriva l’erario, piú lo Stato aveva bisogno di ricchi; e piú i ricchi padroneggiavano, per conseguenza, lo Stato. Eubulo, uno dei capi principali di questa fazione, propose il decreto: che, sotto pena di morte, niuno potesse rivolgere ad altro uso il danaro che doveva servire ai spettacoli. Il popolo gradi la proposizione, e, a guisa d’un frenetico che non ha né conoscenza né forza se non per assalire il suo medico, decreta la morte al primo che osasse proporre di restituir questi fondi alle necessitá dello Stato, a cui pure erano stati consacrati in addietro sotto la medesima pena.

III

Tali furono gli effetti delle somme ricchezze nella repubblica d’Atene: dopo l’epoca che noi abbiamo accennata, i greci rimasero senza libertá, perché abbandonarono la virtú e, divenendo schiavi delle passioni prodotte dall’oro, scesero ad essere i tributari ed i sudditi di que’ re che avevano poc’anzi atterrito.

Ora, deviando da quanto dissero gli osservatori sulla decadenza della romana libertá, piacemi di trarne le fonti appunto dalla sterminata ricchezza di alcuni pochi. Si va comunemente dicendo che i due Gracchi furono l’origine prima degli scandali civili che strascinarono Roma alla schiavitú: io dirò invece che