Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/45

VIII

ISTRUZIONI POLITICO - MORALI

[settembre-ottobre 1798]

[Dai nn. 3 (29 settembre), 4 (2 ottobre), 5 (4 ottobre), 6 (6 ottobre), 7 (9 ottobre), 9 (13 ottobre) del Genio democratico e dai nn. 83 (16 ottobre), 84 (19 ottobre), 85 (22 ottobre) del Monitore bolognese. Si noti che la puntata inserita nel n. 9 del Genio democratico era stata giá pubblicata nel n. 8 (u ottobre), ma scorretta; tanto che ricomparve nel n. 9 con la seguente avvertenza: «L’articolo del numero antecedente di queste Istruzioni essendosi pubblicato per inavvertenza incorretto, non sará discaro ai nostri associati di rileggerlo nella sua lezione legittima».]

CAPITOLO PRIMO

dell’indipendenza nazionale

Un conquistatore non si vorrá provar che di rado con un popolo libero povero e costumato. Le sue vittorie sarebbero funeste del pari che le sconfitte, poiché, sacrificando una parte delle sue forze, non ne ritrarrebbe alcun vantaggio reale. Un popolo libero è molto amico della propria patria per non opporsi a chi volesse strascinarla alla schiavitú; e se questo popolo stesso è povero e costumato, non alletta l’avarizia e l’ambizione del conquistatore, e si fa rispettare, o temer per lo meno, per la propria virtú. Queste ragioni mantennero a Sparta il primato su tutta la Grecia, il rispetto di tutte le nazioni potenti e l’indipendenza nazionale per piú di otto secoli. Atene per lo contrario deve le sue tante vicende, i suoi tiranni, i suoi demagoghi, le sue anarchie, la sua totale schiavitú alle proprie ricchezze ed ai propri vizi. Lo stesso si può dire dell’Italia.