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ultime lettere di jacopo ortis 311


dell’avvenire... O Lorenzo! sto spesso sdraiato su la riva del lago de’ cinque fonti: io mi sento vezzeggiare la faccia e le chiome dai venticelli che, alitando, sommovono l’erba e allegrano i fiori e increspano le limpide acque del lago. Lo credi tu? Io, delirando deliziosamente, mi veggo dinanzi le ninfe ignude, saltanti, inghirlandate di rose, e invoco in lor compagnia le muse e l’amore; e fuor dei rivi, che cascano sonanti e spumosi, vedo uscir sino al petto, con le chiome stillanti, sparse su le spalle rugiadose, e con gli occhi ridenti, le naiadi, amabili custodi delle fontane. — Illusioni! — grida il filosofo. E non è tutta illusione? tutto! Beati gli antichi, che si credeano degni de’ baci delle immortali dive del cielo, che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie, che diffondeano lo splendore della divinitá su le imperfezioni dell’uomo, e che trovavano il Bello ed il Vero accarezzando gli idoli della lor fantasia! «Illusioni»! Ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore o (che mi spaventa ancor piú) nella rigida e noiosa indolenza; e, se questo cuore non vorrá piú sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani e lo caccerò come un servo infedele.

21 maggio.

Oimè, che notti lunghe, angosciose! 11 timore di non rivederla mi desta: divorato da un sentimento profondo, ardente, smanioso, sbalzo dal letto al balcone, e non concedo riposo alle mie membra nude aggrezzate, se prima non discerno su l’oriente un raggio di giorno. Corro palpitando al suo fianco, e, stupido! soffoco le parole e i sospiri; non concepisco, non odo: il tempo vola, e la notte mi strappa da quel soggiorno di paradiso. Ahi lampo! tu rompi le tenebre, splendi, passi ed accresci il terrore e l’oscuritá...

25 maggio.

Ti ringrazio, eterno Iddio, ti ringrazio! Tu hai dunque ritirato il tuo spirito, e Lauretta ha lasciato alla terra le sue infelicitá; tu ascolti i gemiti che partono dalle viscere dell’anima, e mandi la morte per isciogliere dalle catene della vita le tue