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276 iv - seconda edizione delle


petto al pari di me, ed io sono mortale come voi. — Egli pianse e gridò; ed allora la ira, quella furia mia dominatrice, cominciò ad ammansarsi, perché dall’avvilimento di lui mi accorsi che il coraggio non deve dare diritto per opprimere il debole. Ma deve per questo il debole provocare chi sa trarne vendetta? Credimi: ci vuole una stupida bassezza o una sovrumana filosofia per lasciarsi risparmiare quel nemico che ha la faccia impudente, l’anima negra e la mano tremante.

Frattanto l’occasione mi ha smascherato tutti que’ signorotti, che mi giuravano tanta amicizia, che ad ogni mia parola faceano le meraviglie, e che ad ogni ora mi proferivano la loro borsa e il lor cuore. Sepolture! bei marmi e pomposi epitaffi; ma, se tu gli schiudi, vi trovi vermi e fetore. Pensi tu, mio Lorenzo, che, se l’avversitá ci riducesse a domandare del pane, vi sarebbe taluno memore delle sue promesse? O niuno, o qualche astuto soltanto, che co’ suoi benefici vorrebbe comprare il nostro avvilimento. Amici da bonaccia, nelle burrasche ti annegano. Per costoro tutto è calcolo, in fondo. Onde, se v’ha taluno nelle cui viscere fremano le generose passioni, o le deve strozzare o rifuggirsi, come le aquile e le fiere magnanime, ne’ monti inaccessibili e nelle foreste, lungi dalla invidia e dalla vendetta degli uomini. Le sublimi anime passeggiano sopra le teste della moltitudine, che, oltraggiata dalla loro grandezza, tenta d’incatenarle o di deriderle, e chiama pazzie le azioni ch’ella, immersa nel fango, non può ammirare e conoscere. Io non parlo di me; ma, quand’io ripenso agli ostacoli che frappone la societá al genio ed al cuore dell’uomo, e come ne’ governi licenziosi o tirannici tutto è briga, interesse e calunnia, io m’inginocchio a ringraziar la natura, che, dotandomi di questa indole nemica di ogni servitú, mi ha fatto vincer la fortuna e mi ha insegnato a innalzarmi sopra la mia educazione. So che la prima, sola, vera scienza è quella dell’uomo, la quale non si può studiare nella solitudine e ne’ libri; e so che ognuno dee prevalersi della propria fortuna o dell’altrui per camminare con qualche sostegno sui precipizi della vita. Sia: per me, pavento d’essere ingannato da chi sa ammae-