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268 iv - seconda edizione delle


Amore, a veder la gloria nostra», e quanti altri di que’ versi la mia memoria agitata seppe allora suggerire al mio cuore.

Teresa e suo padre se n’ crano iti con Odoardo, il quale andava a rivedere i conti al fattore d’una tenuta ch’egli ha in que’ dintorni. Ho poi saputo ch’egli è sulle mosse per Roma, stante la morte di un suo cugino; né si sbrigherá cosí presto, perché, essendosi gli altri parenti impadroniti de’ beni del morto, l’affare andrá a’ tribunali.

Al loro ritorno quella buona famiglia d’agricoltori ci allestí da colazione: dopo di che ci siamo avviati verso casa. Addio, addio. Avrei a narrarti molte altre cose; ma, a dirti il vero, ti scrivo svogliatamente.

Appunto: mi dimenticava di dirti che, ritornando, Odoardo accompagnò sempre Teresa e le parlò lungamente, quasi importunandola e con un’aria di volto autorevole. Da alcune poche parole che mi venne fatto d’intendere, sospetto ch’egli la tormentasse per sapere a ogni patto di che abbiamo parlato. Onde tu vedi ch’io devo diradar le mie visite, almeno almeno finch’ei si parta.

Buona notte, Lorenzo. Sérbati questa lettera: quando Odoardo si porterá seco la felicitá, ed io non vedrò piú Teresa, né piú scherzerá su queste ginocchia la sua ingenua sorellina, in que’ giorni di noia ne’ quali ci è caro perfino il dolore, rileggeremo queste memorie, sdraiati su l’erta che guarda la solitudine d’Arqua, nell’ora che il dí va mancando. La rimembranza che Teresa fu nostra amica rasciugherá il nostro pianto. Facciamo tesoro di sentimenti cari e soavi, i quali ci ridestino per tutti gli anni, che ancora forse tristi e perseguitati ci avanzano, la memoria che non siamo sempre vissuti nel dolore.

30 novembre.

Tre giorni ancora, e Odoardo sará partito. Il padre di Teresa lo accompagnerá sino a’ confini. M’aveva egli proposto di far questa gita con lui; ma io ne l’ho ringraziato, perché voglio assolutamente partire: andrò a Padova. Non devo abusare dell’amicizia del signor T*** e della sua buona fede. — Tenete