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244 iii - scritti vari dal 1799 al 1802


né seguirti pur da lontano? Immenso decorso di tempi la natura ed i casi frappongono pria di ornare la umana schiatta e di soccorrere alla sua sciagura, inviando, dopo tante rivoluzioni e sí spietate carnificine, un uomo che, pari a te, il furor della guerra ed i premi della conquista adonesti, istituendo con essi un possente e libero popolo. Anzi quanto piú splendidi saranno i tuoi fatti, tanto piú la invidia di chi avrá il tuo sublime potere, ma non l’animo tuo sublime, tenterá d’oscurarli, o in eccidio o in lagrime convertendo la piú generosa delle opere tue. Se dunque tu vivere nostro eternamente non puoi, sia suggello della nostra libertá il lasciarla inviolata tu stesso. E col popolo tutto io chiamo «nostra libertá» il non avere (tranne Bonaparte) niun magistrato che italiano non sia, niun capitano che non sia cittadino. Chiunque, e avesse pur fama d’incolpabile fra i mortali, ma che cittadino soggetto alle comuni leggi non fosse, ove per te di alcuna preponderanza, sotto nome di «condottiero di eserciti» o d’«ambasciadore», rivestito venisse, tutti gli ordini, tutte le armi, tutto lo Stato insomma, in brevissimi giorni sovvertirebbe. Imperciocché e a te fôra ardua cosa l’antivedere l’avarizia e la superbia e tutti gli altri morbi che il cuore corrodono di chi comanda, e antivedutili risanarli; e piú arduo ancora a chi per te governasse riuscirebbe il preservarsi dagli arbitri de’ suoi ministri, dalle brighe de’ nostri malvagi concittadini, e molto piú dalla rabbia delle parti: ché le parti lá regnano, dove uno, assoluto, universale non è il governo. Sapientemente Omero, poeta sovrano, ne’ cui libri assai morale e politica filosofia parmi riposta, simboleggiò la necessitá onde i pastori de’ popoli sono le piú volte ingannati, quando ci pinge Giove, re degli uomini e degli iddíi, il quale, dopo avere col fatale giuramento decretato niun de’ celesti poter soccorrere a’ troiani o agli achei, appena ei tòrse da Troia gli occhi tuttoveggenti, che Nettuno uscí dagli immensi suoi regni, e si fe’ di soppiatto e in onta a Giove aiutatore de’ greci. Or, se, te vivo, vacillante sarebbe la libertá, qual mai v’ha speranza che ferma ritorni quando i destini ti rapiranno alla terra? No, non v’è libertá, non sostanze, non vita, non anima in qualunque