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vi - orazione a bonaparte 237


celesti, da niuno conforto che dalla speranza di un mondo diverso da questo, ove mangia il pane bagnato sempre di sudore e di lagrime! Derisi intanto e minacciati e denudati i sacerdoti, fatti miserando e sedizioso spettacolo alle cittá, i templi distrutti, i profanati altari, le interdette ceremonie, gli atterrati simulacri tacitamente mostravano, e, quasi profeti del popolo di Giuda per la cattivitá di Babilonia gementi, nelle viscere delle famiglie abborrimento inculcavano per la repubblica, la sterminatrice ira vaticinando del Dio vendicatore. Ignota fu sempre a’ nostri reggitori quella sentenza: non doversi perseguitare le sètte, ma o spegnerle a un tratto sotto la scure, o domarle con l’oro ed avvilirle fomentando i lor vizi, se potenti, e disprezzarle, se deboli. Al solo tempo spetta di rodere le religioni, e alla umana incostanza di farle obbliare: e mal si vorrebbe la natura nostra combattere, che, le cose spregiate abbandonando, anela sempre alle proibite. Ma i «patrioti», or delatori, ora sgherri, demagoghi sempre; armati di ridicole insegne, di sediziose dicerie, d’irritanti minacce; avventati contro i sacerdoti, i patrizi, ed il volgo incurioso ed inerme; missionari di rivoluzione e in traccia di mártiri, non di seguaci; morte e sangue gridavano, feroci di mente mostrandosi, prodi in parole e ad ogni impresa impotenti: se nonché avviluppavano talvolta il governo, che, di tutto ignaro e di tutto dubbio, ad ogni avviso della regnante setta inchinavasi: non con le armi o con aperte magnanime accuse l’amor patrio sfogavano, ma con libelli, calunnie e clamori; talché, di niuno lasciando intatta la fama, fatta era inutile la virtú, perché non creduta, e i veri infami nella comune taccia impuniti: ben l’avverso partito, e per soffocati ribollenti rancori e per onnipotente ricchezza e per prisca autoritá di nome e per insania di religione tremendo, al primo voltar di fortuna, di proscrizioni, di confische, di esili, di catene, di pianto, la misera patria affliggea. E mentre le russe turme e le tedesche, con la ubbriachezza della vittoria, la ingordigia della conquista e la rabbia della vendetta, desolavano i nostri campi, contaminavano i letti, insanguinavano le mense, il braccio de’cittadini piantava inquisizioni e patiboli; onde i padri e gli orfani profughi in Francia, limosinando di porta in