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232 iii - scritti vari dal 1799 al 1802


colli di Genova accompagnaste alle sedi degli eroi lo spirito di Giuseppe Fantuzzi, gridate voi tutti: — Forti, terribili e a libera morte devoti furono i nostri petti, benché pochi, ignudi e spregiati. — Stanno ancora i vessilli tolti a’ nemici dall’ardita gioventú bolognese, che, né da legge né da stipendi costretta, e terre e cittá redimea da’ ribelli. Stanno i trofei del Tirolo e della Toscana, dedicati dagli italiani agli augúri della Vittoria, di cui Bonaparte ha pieni e l’Italia e il Tirreno e l’Egitto. E chi potea vincere genti, che con te e per te combattevano, e a’quali tu la virtú e la fortuna e l’audacia spiravi? Ma vivrai tu eterno?

VI

Incominciano ad inasprirsi piú atrocemente le nostre ferite, e dell’inglorioso mi accorgo tristissimo assunto, e incerte sento le forze, ora che tutti mi si schierano innanzi gl’imperanti costumi, originati dalle vecchie, putride, profondissime ulcere del servaggio, le quali, rinsanguinate nel bollore delle rivoluzioni, e piú e piú con le scatenate passioni estendendosi, quasi i piú sani corpi hanno guasti ed infetta la divina libertá. E, per onta nostra maggiore, non espulsi tiranni, non principi uccisi, non sedizioni, non varia illustre fortuna di vittorie e sconfitte; bensí calunnie, concussioni, adultèri, adulatori, spie, discordie, raggiri, avarizia, stoltezza: non ardui delitti insomma, ma vizi; né continui, ma, per la stessa bassezza d’animo, ed intermessi e riassunti. Sobriamente quindi, o consolo, e per la tua dignitá e per la riverenza alla patria, dirò cose da me piú volentieri ne’ profondi del dolente mio petto sepolte, ove l’esportele non fosse d’espresso utile a noi e di gloria per te. Né parlerò della privata scostumatezza, né de’ popolari difetti, né del dissipamento recato dagli eserciti; tacce essendo queste comuni per tutte forse le cittá dell’Europa, e mali talor necessari, e certo irreparabili, perché naturali al corso de’ tempi e delle nazioni e voluti dall’universale ordine delle cose. Il perché dirò de’ costumi, o insiti nel governo o dal governo scaturiti; i quali, quando ardono e regnano, se guasti corrompono la nazione, se ottimi la risanano.