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160 ii - vera storia di due amanti infelici


provai, senza morire, tutte le angosce crudeli della morte. E potei ascendervi..., rinserrarmi qui dentro, per non vederla mai piú? È pur poco ch’io me la stringeva al seno..., qui..., presso il mio cuore, ed ella posava la sua rosea bocca sovra una mia guancia! È pur poco che i miei labbri raccoglievano dal suo celeste volto l’aure di paradiso!... Un dio, certo, un dio geloso me l’ha rapita! Io non la veggo piú, essa disparve, e... barbaro! allor non le dissi una parola..., non le diedi un addio! Piaceri soavi, dolci estasi, cari amori, miei unici amori, dove siete? perché mi fuggite?... Oh smania!... oh inferno!

Lorenzo, non ti scrivo di piú: le mie forze abbattute mi abbandonano. Domani forse avrò piú vigore: saprai... che mi amava e ch’io... l’ho perduta per sempre!

LETTERA XLVIII

Este, 2 giugno.

Mi ti raccomando la povera mia madre. Io mi figuro i palpiti suoi, il dolore, le lagrime. Tu la consola e sostieni: dille che preghi il cielo per me, che mi perdoni, che mi benedica. Madre infelice!

Si, Lorenzo, ella mi amava, e quanto soavemente! Come il dolce suo cuore le traspirava dagli occhi e dai labbri! Che care cose mi disse, e come teneramente pianse al mio pianto! Ed ora?... oh Dio!

Fossi tu stato presente, allorché seco mi trattenni per l’ultima volta nel suo giardino; poiché impossibil cosa è il dipingerti tutti i suoi teneri sguardi, i parlanti gesti, gli animati atteggiamenti, il seducente disordine de’ suoi veli, le lagrime pietose ed i fervidi suoi baci! Immagina il tuo Iacopo nel centro della beatitudine, fra le candide braccia di Teresa, chino su quella bocca di rose, su quel seno ammaliatore, quel vago seno albergo dei vezzi e delle veneri... E perché la mia suprema felicitá fu un lampo? E pur miserabile e duro il destino di noi superbi mortali!

Io raccoglieva da que’vezzosi labbri l’inesprimibil piacere, io non vedea piú la luce che ne’ suoi occhi, sentiva le sue flebili querele; io tremava, godeva e sempre m’agitava. All’improvviso sdegnosa mi fugge, e sparisce, qual raggio di luna, che, squarciato