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86 | orlandino |
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Fugge la breve notte col solaccio,
e dicono gli augelli ch’el vien giorno.
La provvida Frosina c’ha l’impaccio
veder ch’i duo non abbian qualche scorno,
vassine al letto e trovali ch’in braccio
dormendo l’un di l’altro fan soggiorno;
destali pianamente e dálli avviso
che ’l sole trovaralli a l’improvviso.
5
Con l’émpito e prestezza con cui sòle
Milon saltar a l’arme for di letto,
quand’ha sopra di sé la grave mole
di copie armate e stanne con sospetto,
sferrasi amaramente dal bel sole
de’ soi pensieri e lascia ogni diletto,
prende la spada ed anche un bascio tale,
che fu principio poi d’un lungo vale.
6
Solo soletto mille stanze passa
fin che pervenne a l’uscio del suo loco;
spingelo presto, l’urta, batte e quassa;
non è chi l’apra; onde tutt’arse in foco:
corre col piede, e ’l cardine fracassa,
che risona d’un strepito non poco:
il camarier non trova, ed ei, corcato,
subitamente si fu addormentato.
7
Turpin quindi si parte ad Agolante,
che passar in Europa si destina;
chiede Mambrino seco ed arma tante
copie di bella gente saracina,
che spera in tempo breve por le piante
sul collo a Carlo, con sua gran ruina.
Dopo scrive d’un dio Demogorgone,
ch’era sopra a le fate e fatasone.