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58 orlandino


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Tessuto avea con la sua man arguta
una girlanda d’amarissim’erba,
qual è l’assenzio e l’incendiosa ruta
e la morte di Socrate sí acerba;
ma perché al naso è grave la cicuta,
con rose il mal odore disacerba.
Poi cautamente diedel a Ruggiero,
che ratto quella porti al cavalliero.
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Il qual anco non era in piazza giunto,
quando Ruggier, avendo l’ale al piede,
volando va né si dimora punto,
in fin che di luntano il sente e vede.
Chiamagli drieto, e poi che l’ebbe aggiunto,
guardasi prima in cerco, e qui gli diede
con umile saluto la girlanda,
dicendo la persona che la manda.
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Non avvampò mai polve cosí ratto,
quando riceve la bombarda il foco,
come subitamente il conte tratto
fu di sí acerba doglia in lieto gioco.
Non piú vole col ciel tregua né patto,
e sí d’ogn’altro ben gli cale poco,
che sempre soffrirebbe starne privo,
pur che sol Berta onori, e morto e vivo.
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Imponesi quel dono al bel cimero,
bascia ’l fanciullo e segue la sua via.
Ben col destriero va, ma col pensero
vola di questa in quella fantasia;
studia de l’erbe intender il mistero
né mai si ferma in una allegoria;
e giá qualche indovino aver delibra,
che d’un secreto tal gli apra le fibra.