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56 | orlandino |
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Milon, ch’ascolta l’ambasciata, presto
salta di letto e chiede l’armatura.
Con lieta fronte copre il senso mesto
e calca in petto la mordace cura.
— Va’ — disse al nunzio, — dilli che mi vesto
l’armi, quantunque manco di natura,
perché una lenta febre al mio dispetto
m’avea ridutto alquanto sopra il letto. —
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Mentre che ’l messaggiero si diparte,
Rampallo torna al suo ragionamento:
— Vòi tu — disse, — fratello, ruinarte?
Vòi tu sí pazzo gire al torniamento?
Sveglieti di tal furia, mentre l’arte
d’amor ragion in te non anco ha spento.
Molti sono i remedi al novo male,
ma lo ’nvecchito al tutto vien mortale.
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Non ti scordar la fama tua, barone,
non il splendore, non quel savio petto.
Se tu non hai di te compassione,
ben l'arai manco di l’altrui difetto.
Ritorna virilmente a la ragione
né voler darti a femina soggetto,
perché tu perdi, seguitando Amore,
te stesso, Carlo e l’acquistato onore.
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Tu reggeresti l’universo mondo;
ed una feminella ti governa?
In tuo servigio forte mi confondo
vedendo quella gloria tua soperna
vilmente sottoporsi a un capo biondo
d’una (non anco so s’ella discerna
il ner dal bianco) tenera fanciulla,
tolta testé di fasce e de la culla.