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Però che, in quello corso che fa un cervo
quand’ha deposto de le corna il peso,
vien ratto col suo fusto di bon nervo
ed un piccardo in terra ebbe disteso;
poi seguil Namo che un spagnol protervo
spinse for di l’arzone a capo peso;
Ottone corre ugual a Salomone:
quel batte un savoin, quest’un vascone.
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Cotesti quattro in un momento a piede
posero quanti occorsero a cavallo.
Or spera Falsiron che sian eredi
del premio i soi spagnoli senza fallo.
— Io son in porto — disse, — giá mi cedi,
Carlo, l’onore ché ho ridotto il ballo
al voto nostro in scherno de’ franceschi,
ché ognun di lor non sa ciò che si peschi. —
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Punge ’l destriero e driccia l’asta al ciglio,
e contra a Salomone si disserra
lo qual senz’ulla in mano die’ di piglio
a quattro spanne d’asta ch’era in terra.
Sta saldo a Falsirone, ma ’l periglio
de l’inegual contrasto giú l’atterra.
Con simile vantaggio Balugante
fece ch’al ciel mostrò Rainer le piante.
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— O belle prove — grida il duca Namo —
che fare sanno i vantator spagnoli!
Riportarete il vittorioso ramo
mercé la frode e li tramati doli. —
Risponde Falsirone: — Or presi a l’amo
avemo pur di Marte li figliuoli!
— Secondo il nome tuo fai! — disse Ottone,
poi ruppeli sul capo il suo bastone.