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capitolo secondo | 31 |
24
Cavalcan senza sella due stalloni
rognosi e pronti a far de le sue zarde,
grassi cosí, che a gli ossi de’ galloni
hanno appiccato, come fusser barde,
duo gran «bottazzi», ovver dirò «fiasconi»,
acciò le genti tosche e le lombarde
intendali quel ch’io parlo; e s’io vaneggio,
che maraviglia? sentirete peggio.
25
Lascio di dirvi e’ colpi che si dánno
con quelle lanze sue non mai piú usate:
tal è la gara e ’l gioco lor, che fanno
rumper di risa il petto a le brigate:
dando e togliendo pel steccato vanno
e pugni e calzi e bone bastonate,
non sí però, che alcun mai si turbasse
né che indiscretamente altrui pestasse.
26
Frattanto Salomone con gran fretta
vien con un perticon da filo in resta;
cavalca di galoppo una muletta,
ed ha cusito a l’elmo e sopravvesta
gonfie vesciche, ed una assai mal netta
bragazza da bifolco tiene in testa,
ed una conca per sua targa porta,
ed al gallon, di legno una gran storta.
27
Ma per servar Ivon la vecchia usanza,
s’un carro a gran stridor di rote viene;
lo stimulo da buoi porta per lanza,
e la corba del fien per scudo tiene;
dritto non sta, ma con la testa avanza
for de le scale appena; e per star bene,
agiatamente siede su la paglia
quel baron forte e cavallier di vaglia.